Questa è Sparta! Running Glory presente alla SPARTAN RACE di Taranto 2017

Cari runners,

oggi vi raccontiamo un’avventura epica. Non abbiamo più limiti, abbiamo quindi deciso di sfidare noi stessi nella gara a ostacoli più bella del mondo. Spartan Race… fatta! Aroo…

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Il giorno in cui abbiamo deciso di partecipare alla Spartan Race, ci siamo resi subito conto che la gara che avremmo affrontato da lì a breve, esulava in parte dal Trail Running. Poi abbiamo iniziato i durissimi allenamenti, giorno, notte, weekend, festivi compresi. Col passare del tempo si stava ormai delineando nelle proprie teste la difficoltà a cui stavamo andando incontro. Inoltre, confrontandoci con ragazzi e ragazze che sono affetti da questa malattia sportiva, le conferme sulla complessità della Spartan Race, diventavano reali.

Poi però ci siamo resi conto che, gli enormi sacrifici che stavamo affrontando, ci avrebbero consentito e di portare a termine quei 17 km d’inferno e di migliorare in modo netto la nostra condizione fisica.

La preparazione è durata circa due mesi, ore e ore di corsa, centinaia di esercizi a corpo libero. Sudore e mani sbucciate erano ormai i nostri fedeli compagni.

Ma il weekend della Spartan Race è vicino. Si sente.

Arriviamo a Taranto sabato 28 ottobre, nel pomeriggio. Dopo aver consumato i nostri pasti, rigorosamente pesati e studiati ad hoc per il pre-gara, raggiungiamo Parco Cimino, dove si stanno completando le categorie Sprint e Beast. Tutto è come lo avevamo immaginato. Una follia! Ma che follia…

Dopo aver capito cosa sarebbe successo l’indomani, ci spostiamo a Pulsano e ci sistemiamo nel fantastico b&b Tangram House.

Giorno 29 è arrivato, sveglia presto, colazione perfettamente calibrata, caffè e si parte per Taranto. Arriviamo con largo anticipo, l’adrenalina e tantissima. Io e Federico ci guardiamo, parliamo poco. Siamo molto tesi. Circa mezz’ora prima dalla partenza della nostra batteria, iniziamo un lungo e curato riscaldamento.

Tocca a noi. Scavalchiamo uno spartan wall per raggiungere la linea di partenza. Ci guardiamo in faccia con Fede e urliamo il nostro mantra: “What’s the story? Running Glory! What’s the story? Running Glory!”, così forte da caricare a pallettoni anche il più concreto degli sfaticati.

Conto alla rovescia, tre, due, uno…via! La tensione, quella buona, lascia spazio alla determinazione. Siamo partiti? Dobbiamo finire.

Eccovi alcune foto della giornata

Iniziano i primi ostacoli, pozze di fango e dopo i primi chilometri eravamo già marroni e completamente bagnati. Muri alti 3 metri, la temibile atlas carry, una palla in pietra da 60 kg, gabbie d’acciaio alte quattro metri da oltrepassare, per arrivare al punto cruciale della gara. L’insospettabile Bucket Brigade, un secchio in plastica ricolmo di ghiaia. Lì la mia schiena cede. Il dolore è insopportabile e la paura di non poter concludere è gigantesca. Qui accade una magia. Il re spartano Leonida diceva sempre: “La vera forza di uno spartano è lo spartano al suo fianco“. Ed è stato proprio così, Federico riesce a svuotare il suo bucket, ritorna indietro nonostante i rimproveri dei marshall e divide il peso del secchio e del dolore con me.

A quel punto è un crescendo. Gli altri spartani erano eccezionali dal punto di vista fisico e soprattutto, dedicavano il loro tempo agli ostacoli. Noi no, noi corriamo. Dal punto di vista della corsa c’è stato un divario enorme tra noi e loro. Utilizzavamo gli ostacoli per rifiatare e non la corsa. A sorpresa facciamo un passaggio in mare. Con l’acqua alla gola letteralmente, ritorniamo sulla terra ferma e ci accingiamo a chiudere la gara.

Sentiamo le urla dell’arrivo, vediamo il fire jump. Scavalcato il muro di fuoco, tagliamo il traguardo.

Aroo… we are Sparta!

Ah… stiamo già preparando le gare del 2018.

 

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